L’antica picola città di Kébili
L’antica picola città di Kébili
E attualmente il solo luogo storico relativamente ben conservato nel Nefzaoua, otto ettari edificati, testimonianza dell’architettora sahariana originale. Un patrimonio comprendente trecento abitazioni, qualche negozio ( Hannouts ), cinque marabut e una grande moschea, impronte e tracce leggibili della vita sedentaria e nomade delle grandi tribù di cammellieri del sahara Magrebino. L’antica piccola città di Kébili è stata costruita (o ricostruita) nei luoghi di un insediamento romano chiamato Ad templum. Questa piccola città, abbandonata nel primo decennio del secolo (1920 – 1930), é oggi al centro di un palmeto di 250 ha.
Un luogo d’incontro e di scambio
Nel periodo trasdorso del medio evo fine alla fine del 19 esimo secolo, gli abitanti di questa città : pastori sedentari e nomadi, arbicoltori ed allevatori, hanno vissuti dei prodotti del palmeto, dell’allevamento di bestiame, di artigianato (cuoio, palma, lana e ceramiche) e del commercio tran-sahariano.
Le loro città antiche o ereditate dalla civitas Nybgeniorum, Turris Tamellini e della Turrah offrano alle tribù nomadi e alla transumanza degli spazi di scambio e di incontro riconosciuti in tutto il grande nord oriontale del Sahara Magrebino. I mercanti del bestiame del Nefzaoua, tra cui il Souk El Biaz a 2 km a nord dell’attuale villaggio di Kébili, erano regolarmente frequentati dalle carovane di Mzab e dell’Aurez Algerino, da quelle del Fazzan e da quelle animose della Tripolitania a quelle della remota Tell e delle steppe dell’Ifriquia. In questi luoghi i prodotti scambiati sono in egual misura d’origine del Sudan, del Mali, dell’Etiopia, ecc…
Come le altre città, il villaggio di Kébili, situato nel Nefzaoua, al limite Nord del Sahara Tunisino, è stretto tra lo chott El Fedjej al nord, lo chott El Djerid (il lago Tritone d’Erodoto) a ovest e il grande erg orientale a est.
L’arrivo dei Fenici e l’introduzione delle palme da dattero
Il Nefzaoua era diventato territorio di alberi benedetti, le palme produttrici di datteri, durante l’ultimo millennio prima dell’era cristiana. La palma è stata introdutta durante l’ottavo secolo prima della nascita di Cristo dai fenici attraverso i loro primi empori nelle rive sud del Mediterraneo.
L’importanza geo-politica degli insediamenti delle città del Nefzaoua (parte nord est del Sahara africano) è stata notata molto presto da tutte le grande civiltà e le religioni originarie del bacino arrivavano a raggiungere la riva sud, si impiantavano al Nord dell’Ifriquia e tentavano di contenere gli assalti ripetuti delle grandi tribù nomadi che spedroneggiano sul Grande Sahara Africano.
I Romani – l’assetto del territorio
I Romani arrivano nel Nefzaoua durante i primi secoli della nostra era, ma essi erano in Africa settentrionale da diversi secoli. Durante l’impero di Adriano, essi fondarono la città di Civitas Nyogeniom di cui sono stati scoperti i resti nei pressi dell’attuale villaggio di Telmine nel 19esimo secolo. Prima della fondazione del municipium, gli imperetori Augusto e Traiano avevano cominciato a sviloppare i paesi del Nefzaoua. Una strada era stata aperta al limite Sud degli chott, un’altra collegava, a Nord, il Nefzaoua all’attuale città di Gafsa (Gapsa). Le ptincipali sorgenti d’acqua dolce dell’epoca erano sfrutate : quella di Ras El Ain a 2 Km dal villaggio di Kébili e quella di Mansoura un po’ più lontana a 5 Km a ovest del villaggio di Kébili. L’irrigazione dei palmeti (di Kébili – di Mansourah – di Telmina, ecc…) era realizzata. Anche nel Nefzaoua cosi come nei territori limitrofi, parecchi pozzi, sbarramenti idraulici e canalizzazioni erano stati scavati e costruiti e era stato costituito il catasto di alcune regioni.
I Romani – i cammelli
Traieno fece tracciare le strade che collegavano i paesi dello chott alle principali città romane vicine : Gapsa (l’attuale Gafsa) a Nord e Tacapae (l’attuale Gabes) porto Mediterraneo a Est. Alla fine del primo secolo l’imperatore Settimio Severo introdurrà il cammello nel Nefzaoua, permettendo lo sviluppo del commercio nel Sahara e il rafforzamento dell’attività commerciale dei mercati del Nefzaoua. La capacità d’influenza economica, culturale e religiosa di questi paesi, polo di produzione, di smercio di mercanzie e di distribuzione di produtti Magrebini e Africani superava i limiti attuali del grande Sud Tunisino. Essa penetrava verso il Sud-ovest il Sahara algerino : Oued Souf, l’Aures, ecc… S’estendeva al Sud-est in Libia : Fezzan, Ghadamès e Tripoli. Questa influenza traversava il deserto verso il Sudan, il Mali e l’Atiopia, verso il Sud. Le rare tracce e opere che sono sopravissute ai violenti e frequenti venti di sabbia ( 100 giorni all’anno), agli spostamenti delle dune, alla scomparsa di siti, alle distruzioni corollario di una storia piena di mutamenti di questo luogo molto desiderato, a pensare che la forte amministrazione di Roma che aveva gestito il Nefzaoua dopo Adriano fino al Basso Impero e all’invasione dei Vandali corrispondesse a uno dei periodi più fiorenti e più prosperi di questa zona.
Il Nefzaoua e la relegione cristiana
Il secondo secolo vedeva arrivare, nel Nafzaoua, i discepoli di Gesù Cristo. Il loro arrivo, la propagazione della religione cristiana facevano di Turris Tumelloni un vescovato. Dal secondo secolo al settimo secolo diversi vescovi Donatisti e Ortodossi hanno diffuso la religione cristiana e la lingua latin anel Nefzaoua.
Il Nefzaoua è convertito all’Islam
Nel 669, mezzo secolo dopo la sua nascita nel medio oriente e trenta anni dopo il suo arrivo in Ifriqia l’Islam è infine nel Nefzaoua. Okba Ibn Nafaa, grande generale Musulmano e fondatore della città di Kairouan e della sua grande Moschea, converte le tribù del Nefzaoua alla nuova religione. Turris Tamelloni la città fondata da Adriano e vescovato ctistiano perde il suo doppio ruolo di capitale economico e religiosa Romana del Nefzaoua, una nuova fondazione o un’altra città situata vicino (già esistente) la rimpiazza. Le altre città berbere : Kébili, Mansoura, Telmine, ecc… abbracciano ufficialmente la nuova religione. Le colonne e i capitelli della chiesa del vescovato della Civitas Nybgénionum vanno a sostenere il tetto della nuova Moschea che avrà d’ora in poi il nome di Okba. Più tardi i resti della città Romana verranno trovati disseminati nelle città del Nefzaoua. Essi sostengono per esempio il tetto delle Moschee e delle viuzze coperte di Kébili e inquadrano le porte e le finestre delle sue case.
La fine del mondo
Nell’antichità, fino al ventesimo secolo, per il potere fenicio, romano, bizantino, musulmano, turco e francese, i paesi del Nefzaoua era apparso come una sorte di fine del mondo. Pressoché un cul de sac che era separato dell’Ifriquia a Nord dai laghi di sale non percorribili e aperto al sud sulle dune di sabbia mobili nel Grande Erg Orientale. Questo paese poteva nascondere tutta una varietà di pericoli, di luoghi segreti, questa pelle di leopardo stabon.
Un giardino lussureggiante
Era al contrario per gli esploratori, i viaggiatori, i cronisti romani e arabi il giardino lussureggiante ricercato e il paradiso dei sogni. In un territorio naturale desertico e ostile le sorgenti, i palmeti e le città del Nefzaoua sono una sorte di eccezione, una vera sfida in questa depressione, in questo bassifondo (da 10 a 50 m) al di sotto del livello del mare in queste dune di sabbia e in prossimità dei laghi di sale l’sistenza di una pluralità di sorgenti d’acqua dolce permette alla generazione successiva, da 3000 anni, la perennità di palme, di città, di uomini.
Nall’undicesimo secolo il viaggiatore arabo El Bekri descrisse le città, o piuttosto i villaggi del Nefzaoua cosi : " Il villaggio del Nefzaoua situato a sei giorni ad ovest di Kairouan, utilizza una gran sorgente chiamata Taouerghaa (jaune, in lingua berbera) e di cui non si è mai raggiunto il fondo".
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