La leggenda Del Djebel Daouaia
Il deserto non si racconta, si vive.
Come trovare allora le parole per esprimere questa passione
che nomade prova per il suo deserto...? Per quanti non ci hanno vissuto, esso appare come
un grande spazio vuoto,mentre per noi é infinitamente vivo .
Come spiegare questo amore che noi portiamo a questo ambiente cosi arido e defficile ?
È il deserto che mi ha insegnato questo comunicazione con l’infinito misterioso.
Il deserto è il mistero del vento che spinge davanti a sé le dune e che dà loro le forme più pure.
Per noi nomadi il deserto è una passione profonda e assoluta, immagini che neppure la morte può avere il diritto di toglierci un giorno. Il deserto sembra eterno a colui che lo abita e offre questo eternità all ’uomo che saprà essergli fedele. Mano Dayak
Nel Deserto la vita e cosi fragile che bisogna accettare come una fatalità la morte di un essere umano. Ma non bisogna accettare la morte del leggende spirituale racontatti su il passatto del popolazione nomadi dalla piu alta antichità e fino ai nostri giorni sono circolati fra i sapienti e studiosi.
Questo e un viaggio spirituale attraverso le leggende
del popolazione nomadi
۞ la città leggendaria ۞
۞ La leggenda Del Djebel Daouaia ۞
Oltre Douz (circa 15 Km), sulla strada conduce a Matmata, si trova una deviazione sterrata che volge verso Nord, La pista con molto diramazioni che tornano sulla principale andare diritto senza deviare ni a destra né a sinistra fino al GPS. Attraversiamo una pianura steppoza in lontananza monti del Djebel Tebaga, zona ricca di pascolo con presenza di branchi dei dromedari in inverno. Si costeggiano di Bassi rilievi rocciossi, in questi luoghi le guide ed i pastori hanno ancora paura del spiritti magici.
La leggenda racconta che molti secoli fà, su questa altura vi era un villaggio. Il "caid" del vilaggio aveva due figli in età da matrimonio. Un giorno il più giovane, trova, vicino al pozzo ove si reca spesso per spiare le giovani ragazze del villaggio, un lungo capello nero. Egli ne è così impressionato, che giura a sè stesso di non sposare altri che la donna a cui quel capello appartiene. Dopo lunghe ricerche, gli fu data prova che il capello apparteneva a sua sorella, in verità la più bella giovane del villaggio. Egli allora disse: "visto che l'ho giurato, dunque, sposerò mia sorella". Una volta che la notizia fù di pubblico dominio e nonostante il carattere "scandaloso" della cosa, nessuno disapprovò pubblicamente la decisione. Nessuno, tranne il marabutto locale, che disapprovò talmente il matrimonio da fargli annunciare che in tal caso, tutto el villaggio é in festa sul villaggio sarebbero piovute numerose calamità. Nonostante la disastrosa profezia, le nozze vennero celebrate ma, il quarto giorno dopo la cerimonia, prima che iniziasse la notte in cui il matrimonio viene "consumato", dei segni misteriosi, lampi e tuoni solcarono il cielo, la montagna si aprì in due crateri, il villaggio venne inghiottito insieme a tutti i suoi abitanti. Sui bordi dei crateri rimasero gli ultimi invitati alle nozze, i quali vennero pietrificati dai lampi nella posa che aveveno in quel momento. Unici sopravvissuti: il pio marabutto, la moglie ed il loro vecchio albero di fico. Nei nostri giorni si possono ancora vedere sul djebel Daouaia i due crateri "strani, profondi e tormentati ". Sui bordi di uno dei due, vi sono strane pietre a forma umana attorno altre pietre a forma di piatto. Più lontano, un vecchio albero di fico, ancora vivente, non lontano dai resti di una abitazione.......tutti i protagonisti del dramma sono ancora là.....Vi sono poche occasioni per visitare questi luoghi: le guide ed i pastori
hanno paura......dopo il tramonto si sentirebbero ancora rumori di tuono provenire dai crateri.......
Quelle sabbie che dalla notte dei tempi silenziosamente avvolgono e preservano i grandi tesori di Beni Hillel, nascondono negli spazi sconfinati di un deserto.
à cura di Hédi Bel Hadj Brahim
Douz le : 25.10.2007
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